VIAGGIO NEL TEMPIO - Prima tappa: Il Tempio nelle Antiche Tradizioni

Ipogeo di Malta unico esempio tempio preistorico sotterraneo.
Pensato come santuario,
divenne una necropoli in epoca preistorica
La parola tempio contiene la radice indoeuropea tem che significa delimitare, dividere e il termine latino tem-plum (la cui radice è affine al termine greco tém-enos che vuol dire recinto sacro) pare indicasse, in origine, un vasto spazio aperto da cui si poteva abbracciare l’intero orizzonte. Spazio da cui poter contemplare, dunque poter guardare il Cielo a partire dal tempio, con una evidente e implicita idea di consacrazione.
Il senso del sacro è insito nell’uomo dal suo primo essere. Testimonianze di intenzionalità religiose si hanno già a partire da 100.000 anni fa. Fu però con la nascita delle prime espressioni di quella che è la “società” che, probabilmente, anche il contatto dell’uomo con il Sacro cominciò a parlare in termini di “società”, di pluralità, e ciò portò a una variazione, portò a nuove necessità, al collettivizzare, se vogliamo, il bisogno stesso del Sacro.
Si cercano luoghi dove poter esprimere il senso del divino in modo collettivo, dove poter entrare in modo più diretto in contatto con il divino, con la divinità stessa; questi luoghi sono all’inizio all’aperto, come ci indicano i luoghi sacri degli Ittiti, ricavati fra le rocce, con splendide “processioni” di uomini o di guerrieri che ne segnano la posizione; o delimitati da pietre gigantesche poste secondo precisi ordini; o semplicemente aree in luoghi di particolare suggestione, o caverne. Insomma, luoghi di culto stabili.
Il tempio

Luoghi sacri, comunque sempre delimitati, da cui la radice indoeuropea tem della parola che li definisce, da un certo momento della storia. Luoghi bene identificabili. Quando le civiltà raggiungono un certo grado di evoluzione il tempio diviene non più luogo aperto, naturale, ma vero e proprio edificio, o gruppo di edifici con caratteristiche architettoniche tali da poter essere (come in Grecia) casa degli dei, dove la divinità abita quando è fra noi, e dove dunque è possibile avvicinarla; edificio sempre adornato di simboli che lo distinguono, e che permettono di percorrere anche la via del Sacro. Nel Libro dei Canti, un’antica raccolta di poesie cinesi (1000 – 600 a.C.) troviamo questi versi dedicati alla consacrazione di un tempio e di una affine sala degli Antenati:
Solenne appare il tempio consacrato,
in ossequio e silenti gli attendenti,

purificati a fondo i cavalieri

molti, che il sacro dover loro van compiendo.
Una risposta in cielo ha avuto corso: essi (ndr. gli Spiriti) volano fulminei
nel tempio,
risplendenti e gloriosi in sommo grado.
E se nella civiltà micenea si erano avuti soprattutto luoghi sacri naturali, e nella Cina e nell’India più antica il culto si svolgeva all’aperto, già in Assiria e Babilonia il tempio era un vero e proprio palazzo con cortile, celle sacre, stanze per i sacerdoti. E lo stesso fu nell’antico Egitto. E quindi nella Grecia dove il tempio si differenzia nella sua struttura dal palazzo, e da qui a Roma.
GOBEKLI TEPE
Situato su una collina nel sud est della Turchia  risale al 10.000 a.C
Edifici stupendi, il meglio che potesse proporre il genio dell’architettura, che avevano al loro interno una cella segreta e nella quale solo i sacerdoti potevano accedere: il sancta sanctorum, la cella cioè dove – nel tempio di Salomone – si conservava l’Archa.
Fin dall’antichità il tempio terrestre venne considerato l’immagine del tempio celeste, che già gli Etruschi dividevano in quattro parti segnando simbolicamente il cielo con due linee immaginarie il cui punto d’incontro indicava il punto più sacro, quello della divinità.
Orientato a est: ben noto il significato simbolico dell’orientare l’area sacra. I templi, le chiese e perfino i cimiteri – ricorda Andrea Cuccia - erano rivolti a oriente, per cui la loro porta d’ingresso era a occidente. Lo storico romano Vitruvio precisava a questo proposito che i templi si volgevano a oriente affinché le persone che pregavano al di fuori potessero vedere il sole nascente, guardando verso il tempio, mentre l’immagine degli dei, in fondo al santuario, sembrava sollevarsi per guardarli.
Anche i templi egiziani, zoroastici, mithriatici, greci, romani, ebrei e cristiani hanno in prevalenza questo orientamento “verso est”: l’oriente indica il luogo da dove sorge la luce, e l’occidente il luogo delle tenebre dalle quali inizia però la risalita, il cammino dell’uomo verso la luce prendendo conoscenza della spiritualità divina che ha in sé.
I Pitagorici e i Platonici – ricorda Andrea Cuccia - vedevano in questo la propria illuminazione e la vera strada della conoscenza.
Si può dunque dire che i templi della protostoria e dell’antichità, gli edifici sacri, le chiese medievali, presentano un punto in comune: le loro coordinate di costruzione sono definite da segni distintivi che si riferiscono ai punti cardinali delimitando quasi un concetto elio-teologico.
Come annota Andrea Cuccia “sempre in merito ai punti cardinali nella religione ebraica l’est è considerato come la buona direzione dello spazio, il luogo del paradiso e dell’angelo che tiene il sigillo del Signore, il luogo messianico. Ed è Socrate a rilevare che non essendo posizionato ad est il Tempio di Antiochia, questo fatto doveva essere considerato come una sorprendente deviazione.
Hagar Qim and Mnajdra è situato in cima a una scogliera sul lato meridionale dell'isola di Malta
mentre i templi di Mnajdra si trovano circa 600 metri più in basso.
D’altra parte l’ovest è stato da molti considerato una direzione dello spazio “cattiva e oscura”; dove risiede la tentazione al male, la frontiera del mondo dei demoni, la rappresentazione del giudizio universale. Anche il Nord – cito ancora Andrea Cuccia – è identificato come uno spazio negativo, il regno della morte, del freddo, dell’oscuro, mentre il Sud indica l’avvenire, la luce, lo splendore del mezzogiorno.
Tenendo conto di tutto questo l’orientamento dell’edificio sacro si eseguiva tenendo conto di precise regole tecniche, pitagoriche o di Vitruvio, che erano tramandate di generazione in generazione. Nel punto prescelto per la costruzione si piantava un bastone per terra, a questo si legava una corda che aveva legato al termine uno scalpello e si tracciava così un cerchio: l’ombra dello scarpello sul terreno indicava le posizioni dell’est e dell’ovest e permetteva di orientare la posizione.
La presenza divina e le “arti sacre”.
Il Tempio è pervaso da simboli. Simboli che si riportano al Sacro e che si trovano nel tempio che è il luogo dove –pensavano gli antichi Greci – la divinità abitava quando era sulla terra. Il luogo dove più che altrove è possibile entrare in contatto con ciò che è sacro, con Dio. Il tempio insomma, nota il Fr:. H. Corbin nel suo Temple et Contemplation nella fenomenologia del sacro è il supporto della presenza divina, l’invito rivolto ad essa perché si manifesti in un grado tale da rendersi più agevolmente percepibile ai sensi dell’uomo. E lo sforzo dell’uomo di “fissare” la presenza divina costituisce la base di ogni arte sacra, sia che si manifesti come pittura, come musica, letteratura, o altro. Essendo però la pietra ciò che determinò specie agli albori delle civiltà il senso della maggiore solidità, ecco che il primato d’onore spetta in questo senso all’ architettura che diviene una sorta di “contenitore” delle arti sacre.
A tal proposito osserva acutamente T. Burckhardt: “Per i popoli sedentari l’arte sacra per eccellenza è la costruzione di un santuario, dove lo Spirito divino, “invisibilmente” presente nell’universo “abiterà” in maniera diretta. In questa prospettiva il santuario si pone sempre nel centro del mondo; in tale luogo si sottrae all’indefinito dello spazio e del tempo, giacché qui ed ora Dio è presente. 
Come dire che tutto ciò che è nell’universo è in incessante mutamento, e l’architettura sacra lo traspone in forma permanente. Nel cosmo è il tempo a dominare sullo spazio; per contro nella costruzione del tempio accade in qualche modo che il tempo venga tramutato in spazio e i grandi ritmi del cosmo siano fissati nella geometria dell’edificio. 
Così il tempio può rappresentare, regolare e immobile, la perfetta compiutezza del mondo, il suo aspetto a-temporale o il suo stato finale.Il Tempio Massonico pare dunque raccogliere non soltanto l’eredità degli operai di Salomone o – com’è storicamente fondato – dei Liberi Muratori medievali, ma anche quella più antica e universale – come nota Michele Moramarco nella sua Nuova Enciclopedia Massonica, vol. 1 pag 79 – dell’uomo alla ricerca della verità, dell’homo religiosus nel senso più autentico.
Ecco dunque, il tempio massonico dove lavoriamo. E a quali radici, evidentemente, ci ricolleghiamo nella nostra costruzione interiore di templi alla virtù.
Alle radici della tradizione più antica, quella stessa che ancor prima della costruzione del primo tempio che sia stato costruito, faceva vivere all’uomo la sensazione del Sacro e gli faceva sentire la necessità di uno spazio sacro distinto (come indica la radice indoeuropea tem), di un recinto sacro orientato a criteri di universalità, che guarda verso l’oriente. Il luogo da dove viene la Luce.
All’interno del Tempio Massonico, troviamo molti simboli; lo stesso muoversi, il modo di parlare, i paramenti, ogni cosa è simbolo.
Ma il primo di questi simboli, e quello che li racchiude tutti, è il Tempio. Che conserva il suo significato più antico, originale, di luogo dove la divinità dimora quando è sulla terra, e dunque di luogo dove più di ogni altro è possibile entrare in contatto con ciò che è Sacro.
Tuttavia – potrebbe essere obiettato – il tempio massonico, oltre che tem-plum in senso latino, oltre che luogo separato o meglio luogo ove il divino e il sacro si separano e alla fin fine si riuniscono, intende essere simbolicamente la rappresentazione simbolica dell’universo, e dunque il luogo ove si svolge giornalmente la azione del sole.
In origine però più che simbolo dell’universo, la loggia designava un luogo, una struttura addossata al muro esterno della cattedrale in costruzione, dove si riunivano i maestri e si conservavano gli strumenti da lavoro.

Per approfondimenti: Il Tempio Etrusco

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