IL FREGIO DI LOGGIA


Sui lati a sinistra e a destra del nostro quadrante le parole del detto
“Respice Stellam”, guarda (segui) la Stella,
ripreso da una preghiera di 
San Bernando da Chiaravalle,
che fu ispiratore e guida spirituale dei Cavalieri Templari.
Noto come quadrans vetus, questo quadrante, adottato per il fregio di loggia, proveniente dalle collezioni medicee, è uno dei tre quadranti superstiti medievali di questo tipo (gli altri sono uno al Museo di Storia della Scienza di Oxford, l'altro al British Museum di Londra). Presenta due traguardi su uno dei lati dritti. Sulla faccia recta si trovano il quadrato delle ombre, le linee orarie e un cursore zodiacale mobile nella sua guida, da posizionare secondo la latitudine desiderata; nel verso è inciso il calendario zodiacale. Lo strumento presenta caratteri gotici. Destinato a misurare altezze, distanze e profondità, lo strumento poteva essere impiegato anche come orologio solare universale. Un quadrante molto simile è documentato in un disegno di Antonio da Sangallo il Giovane (c. 1520?) conservato presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi.
Diciamo che, con questi strumenti, si poteva determinare la latitudine nord di qualsiasi località con il solo puntamento verso la Stella Polare; oppure puntando il Sole, a mezzogiorno ma conoscendo il periodo dell’anno. Era possibile conoscere l’ora solare sapendo dove era ubicato il Sud e calcolando la differenza in gradi con la posizione reale del Sole. Ogni ora il Sole percorre 15°. Bastava un po’ di pratica. 
Le origini del quadrante si perdono nella notte dei tempi, forgiato in varie forme e necessità e permettendo il rilevamento della stella polare anche in mare aperto, dava possibile ai naviganti seguire la giusta rotta. 
Noi siamo soliti attribuire al passato conoscenze oramai obsolete e costruiamo cose che dovremmo rivedere con occhio più attento alla tradizione.
La scoperta dell’America di Cristoforo Colombo, nel suo libro dal titolo “Quando i Romani andavano in America” di Elio Cadelo egli dice:” L’importante per avere il merito di una grande scoperta, è essere l’ultimo a farla, non il primo”
In tale libro scopro, ne avevo già il sospetto, che non solo i romani ma anche i greci, i fenici, gli egizi e tanti altri dell’antichità ben conoscessero l’arte della navigazione avendo costruito navi di notevole stazza sufficienti ad attraversare gli oceani, le colonne d’ercole, la terra piatta, il suo geocentrismo, tutte credenze alle quali abbiamo ritenuto soggiacessero, risulterebbe invece che la sapevano lunga in proposito, distinguendo bene tra il sacro e il profano. 
Scoperte archeologiche e letterarie di età classica provano che i Romani visitarono l'America 1500 anni prima di Colombo. 
Le testimonianze storiche non lasciano alcun dubbio: in età imperiale Roma era in possesso
delle conoscenze scientifiche, nautiche e geografiche necessarie per attraversare l'Atlantico e giungere nel Nuovo Mondo. 
I testi latini parlano di nuove terre ad ovest e i numerosi manufatti ritrovati dimostrano che tra le due sponde dell'oceano Atlantico ci furono scambi.
I Romani furono anche grandi navigatori: ad est commerciavano con l'India, la Cina e l'Indonesia, e le loro esplorazioni andarono ben oltre la Nuova Zelanda; navigarono lungo le cosce atlantiche dell'Europa raggiungendo
le Oreadi, l'Islanda e, forse, si spinsero oltre. In Africa sono state trovate tracce della presenza romana lungo le coste occidentali e orientali.
L’autore, attraverso gli scritti di Plinio, Tolomeo, Erodoto, Seneca, Cesare,Tolomeo, Tito Livio, Cicerone, Diodoro Siculo, Plutarco, Tacito, Virgilio, e altri autori greci e latini, ricostruisce le conoscenze astronomiche, geografiche e matematiche e, per la prima volta, spiega il metodo grazie al quale nell'antichità veniva calcolata la longitudine.
Nel volume vengono esaminate non solo le capacità nautiche e le conoscenze scientifiche dei Romani ma anche quelle di diverse culture che con il mare ebbero un rapporto importante come quella polinesiana, indiana e sumerica. Inoltre, si dimostra che è stato grazie alla navigazione e ai commerci marittimi che la civiltà e la scienza si sono diffuse in tutto il mondo antico.
I Romani non furono né gli unici né i primi a giungere nel Nuovo Continente prima di Cristoforo Colombo: la genetica, l'archeologia e la letteratura provano che i Polinesiani, gli Indiani, i Cinesi, i Fenici e molti altri popoli antichi approdarono in America.
Se ancor oggi sappiamo ben poco, sui commerci del mondo antico, le tecniche da loro usate e gli strumenti, lo dobbiamo innanzitutto al segreto che veniva imposto a comandanti ed equipaggi, la via di una nuova comunicazione marittima aveva una importanza enorme per ragioni militari e commerciali per cui veniva comminata anche la pena di morte in caso di violazione di tale segreto.

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