SOLSTIZIO D'ESTATE GIUGNO 2017 - Tavola


Nei riferimenti alle simbologie astrali la Massoneria si sofferma con particolare ritualità nei momenti dei due equinozi e in quelli dei due solstizi, strettamente legati a ciò che il Sole simbolicamente rappresenta nel suo eterno cammino che attraversa il cielo visibile dalla Terra.
Momenti considerati magici, stupefacenti e sacri, fin dai tempi più remoti, nell’eterno svolgersi della vita del mondo.
In particolare – come cita il Porciatti – assume significato nella Massoneria la festa del Solstizio d’Estate, consacrata alla Riconoscenza, che chiude il percorso annuale del ciclo del nostro lavoro, legato alle simbologie delle stagioni, iniziato – anche massonicamente – con l’equinozio di autunno quando il massone inizia a dissodare la terra alla quale verranno affidati i nuovi semi (Solstizio d’Inverno) che germoglieranno all’Equinozio di Primavera e daranno messi quando il Sole sarà al massimo della sua potenza annuale, nel Solstizio d’Estate.
Feste, quelle solstiziali, che si ritrovano in civiltà anche antichissime, come quella babilonese, che hanno determinazioni forti nella religione della antica Grecia, che prendono vigore con il passare dei secoli trovando fra i Romani momenti di grande rilievo indicando le due porte degli Inferi, quella degli uomini a dicembre e quella degli dei a giugno, con riferimenti alla mitica figura di Giano bifronte. E nel Medio Evo trovano forza in particolare con le confraternite muratorie che fecero riferimento ai due Giovanni, l’Evangelista e il Battista .
Festa del trionfo del sole quella di giugno che non a caso viene ricordata con il fuoco in moltissime civiltà di tradizione agreste. Basti citare i falò che ancor oggi nelle nostre campagne si accendono nella notte del solstizio, o le processioni per i campi con le torce accese e le ruote infuocate che venivano fatte rotolare giù per i pendii.
Festa che si ritrova in tantissime parti del mondo con una serie di tradizioni popolari legate al solstizio d’estate. Come nell’Isola di Man dove la notte del solstizio si accendevano falò sottovento in modo che il fumo passasse sul grano; o in Irlanda dove si faceva passare il bestiame attraverso il fuoco e si gettavano le ceneri sui campi per fertilizzarli. E perfino fra i Berberi dell’Africa settentrionale che sono soliti accendere, durante la festa del solstizio che è detta “ànsara”fuochi che diano un fumo denso. Non solo, ma nel corso dei secoli è stata fatta aleggiare sulla notte del solstizio l’aria del mistero e della magia e si è parlato di presenze di streghe e demoni, di situazioni meravigliose delle quali parlavano gli antichi Romani e che ebbero vigore e forza presso i Celti e altre popolazioni, nel Medio Evo.
Notte singolare e magica, nella quale si possono sentire animali che parlano con la lingua degli uomini e nella quale visibile e invisibile si compenetrano e accadono fenomeno impensabili in altri momenti, come narra William Shakespeare nella sua stupenda commedia “Sogno di una notte di mezza estate”. Che fa cadere proprio nel solstizio.
Leggendo questo momento magico dell’anno in chiave massonica, al di là dei riferimenti simbolici che abbiamo accennato, va ricordato come per il massone il sole rappresenta principalmente la Verità, la Conoscenza intellettuale. E dunque quello della notte di San Giovanni, a giugno, è il momento in cui si acquista quella che è la verità del lavoro compiuto nel corso dell’anno e si traggono le somme per poter comprendere se l’anno appena trascorso ha vissuto un buon lavoro oppure no.
E’ il momento del raccolto, e il raccolto fa da giudice. Le parole non servono più: si pesa quel che è stato fatto e si traggono le conclusioni.
Nella notte misteriosa in cui realtà e sogno si confondono, alla fine è la realtà più vera a scandire ciò che è stato. Nel bene e nel male.
Ma anche ciò che potrà essere.
E’, infatti questo - potremmo dire in chiave massonica - il momento della morte dell’anno che va e che proprio nei giorni del solstizio consegna i suoi frutti come atto finale, e nello stesso tempo il momento della nascita dell’anno che verrà e che da quei frutti dovrà ripartire per descrivere il futuro. In quel continuo morire e rivivere che fa della Massoneria qualcosa di eterno e sacralizza il nostro lavoro. Nulla va perduto, ma tutto si rinnova. Riproponendosi con altre sembianze e ritrovando il vigore di giovinezze che il tempo aveva appassito, e magari sciupato.
E così deve essere, perché tutto sia giusto e perfetto.
La ruota deve girare perché il carro possa andare avanti.
Se non girasse il carro rimarrebbe fermo e finirebbe con l’impantanarsi e perdere la sua stessa funzione. Sarebbe morte senza rinascita.
E’ con questo spirito, carissimi Fratelli e Carissime Sorelle, che cogliamo stasera un segno che è importante : la fondazione di una nuova Loggia, che si pone all’Oriente della Gran Loggia d’Italia di discendenza di Piazza del Gesù che si riconosce nel Supremo Consiglio retto dal Fratello Sergio Ciannella.
Un segno. Certo.
Perché se è vero che il Solstizio d’estate rappresenta il momento in cui si tirano le somme del lavoro svolto, e si traggono le conseguenze, è anche il momento in cui si inizia a pensare al futuro, a ciò che sarà e dovrà essere.
E questo futuro, per noi oggi più che mai, dovrà correre sui binari dell’amore e della fratellanza, dovrà ritrovare l’unione laddove ci fossero delle incrinature e dovrà portare il carro trainato dai nostri buoi nel solco di ciò che deve essere, facendo rientrare le ruote laddove fossero, malauguratamente, uscite dalla giusta traccia.
Questo, a mio giudizio, è il senso più vero di questo nostro Solstizio dell’anno 6017 di Vera Luce.
Quella del solstizio è da sempre considerata una notte magica, una notte nella quale visibile e invisibile si fondono e di proiettano nella concretezza del domani, seguendo la via che è ritenuta giusta. Ciò deve essere e ciò sarà. Come è stato fin dall’inizio della tradizione. E come dovrà essere.

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